Covid-19, le più comuni manifestazioni cutanee

L’infezione causata dal virus SARS-CoV-2 comporta anche manifestazioni cutanee, che possono comparire alla presentazione della malattia o successivamente. Dopo le prime segnalazioni, uno studio spagnolo ha identificato cinque tipologie.

Le segnalazioni dall’Italia

Nel mese di marzo Sebastiano Recalcati del dipartimento di Dermatologia dell’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco, in un articolo inviato a Journal of European Academy of Dermatology and Venereology, aveva segnalato la presenza di manifestazioni cutanee in pazienti ricoverati per Covid-19.

L’esame è stato fatto su un campione di 148 pazienti con Covid-19. Sono stati esclusi  60 pazienti che avevano usato qualsiasi nuovo medicinale nei 15 giorni precedenti allo studio. Sugli altri 88 pazienti 18 (20,4%) hanno sviluppato manifestazioni cutanee, dei quali 8 all’inizio della malattia, 10 dopo il ricovero. Le manifestazioni cutanee sono state: eruzione cutanea eritematosa (14 pazienti), orticaria diffusa (3 pazienti) e vescicole simili alla varicella (1 paziente). Il tronco era la principale regione coinvolta. Il prurito era basso o assente e di solito le lesioni guarivano in pochi giorni. Apparentemente non c’era alcuna correlazione con la gravità della malattia.

Lo studio spagnolo

Uno studio più ampio condotto in Spagna e pubblicato il 29 aprile dal British Journal of Dermatology ha analizzato di 375 pazienti risultati positivi o con sintomi sospetti e ha identificato 5 diverse manifestazioni dermatologiche, cercando di metterle in relazione con età, sintomatologia e gravità della malattia. Di seguito le patologie descritte.

1. Eritema-edema con vescicole o pustole (pseudo-chilblain) (19% dei casi).

Queste lesioni, che colpiscono mani e piedi, possono assomigliare ai geloni con piccole macchie rosse o viola, causate da sanguinamento sotto la pelle. Di solito erano asimmetrici.

Duravano in media 12,7 giorni presenti in pazienti più giovani, si sono verificati successivamente alla diagnosi nel corso della malattia COVID-19 ed erano associati a patologie meno gravi. In alcuni casi hanno causato causare dolore (32%) o prurito (30%).

2. Eruzioni vescicolari (9%).

Le eruzioni vescicolari sono scoppi di piccole vesciche, soprattutto sul tronco. Possono anche colpire gli arti e diventare più ampie.

Presenti in pazienti di mezza età, con una durata media di 10,4 giorni, sono comparse più comunemente (15%) prima di altri sintomi e sono state associati a gravità intermedia della malattia. Il prurito era comune (68%).

3. Lesioni orticarie (19%):

Aree in rilievo di pelle rosa o bianca che ricordano l’eruzione da orticaria, di solito sono pruriginose. Principalmente distribuite nel tronco o diffuse in tutto il corpo. Alcuni casi erano sul palmo delle mani.

4. Maculopapole (47%).

Le maculopapule sono piccole protuberanze rosse piatte e sollevate. In alcuni casi erano distribuite attorno ai follicoli piliferi, sono state osservate di varie dimensioni. Alcune erano simili alla pitiriasi, una condizione comune della pelle. Possono anche essere presenti macchie di sangue sotto la pelle, sotto forma di punti rossi.

Orticari e maculopapule sono state riscontrate a forme più gravi del Covid-19 e sono solitamente comparse insieme ai primi sintomi della malattia. La durata media è più breve (6,8 giorni in media per orticaria e 8,6 per maculopapolare).

5. Livedo reticolare o necrosi (6%).

Livedo è una condizione della pelle in cui la circolazione nei vasi sanguigni della pelle è compromessa. Fa sì che la pelle assuma un aspetto rosso o blu macchiato con un motivo retiforme (simile a una rete). La necrosi si riferisce alla morte prematura del tessuto cutaneo. Questi pazienti hanno mostrato diversi gradi di lesioni che suggeriscono una malattia vascolare occlusiva, in cui si verifica un restringimento o un blocco delle arterie, limitando il flusso sanguigno verso determinate aree del corpo (in questo caso il tronco o le estremità).

Queste manifestazioni si riscontrano nei  pazienti più anziani con malattia più grave (mortalità del 10%). Tuttavia, le manifestazioni di COVID-19 in questo gruppo erano più variabili, incluse le forme transitorie, in alcuni casi che non hanno richiesto il ricovero in ospedale.

 

Estratto da Medico e Paziente news

Covid-19, le più comuni manifestazioni cutanee

Mollusco contagioso

Il mollusco contagioso è un’infezione virale che causa l’insorgenza di papule cutanee   in grado di contagiare altri soggetti.

Il mollusco contagioso è un’infezione virale sostenuta dal “virus del mollusco contagioso”, (dal latino molluscus, vale a dire: morbido) che appartiene alla famiglia dei Poxvirus. Si tratta di un’infezione della pelle molto comune, diffusa in tutto il mondo, che colpisce soprattutto i bambini tra i 2 e i 5 anni di età.

L’incidenza, nei paesi sviluppati, è compresa tra il 5% e l’8%, e raggiunge il 20% nei paesi con clima caldo e dove il livello socio-economico è di igiene è più basso.

Questo virus causa l’insorgenza di papule con ombelicatura centrale che, nel soggetto con difese immunitarie normali, vanno incontro a risoluzione spontanea nell’arco di alcuni mesi o anni durante i quali il portatore è in grado di contagiare altri soggetti.

 

Il contagio avviene per contatto umano diretto con un soggetto affetto oppure attraverso gli oggetti contaminati di recente da un soggetto affetto.  E’ possibile anche la trasmissione materno-fetale.  Non c’è differenza tra i sessi, mentre una storia di eczema è presente nel 62% dei bambini colpiti. 
Negli adolescenti e giovani adulti la trasmissione avviene principalmente tramite i contatti sessuali.
Alcuni studi riportano che la diffusione del mollusco contagioso è più frequente in soggetti che frequentano piscine, tuttavia, non è stato dimostrato come e perché ciò avvenga. Si ipotizza che il virus si diffonda da persona a persona tramite asciugamani, giocattoli, tavolette, panche, bordi delle vasche, ecc,  grazie anche ad una temperatura e ad un  livello di umidità favorevoli alla sua sopravvivenza.
E’ certo che lesioni anche minime della pelle (graffi, abrasioni, lesioni della dermatite atopica, ecc) possano determinare una maggiore vulnerabilità nei confronti del virus. E’ bene sapere inoltre che il mollusco contagioso non è come l’herpes virus, che può rimanere latente per lunghi periodi di tempo e poi riapparire. Se si verifica una recidiva, dopo una completa guarigione significa che vi è stato un nuovo contatto.

Dopo un periodo di incubazione che dura tra i 15 giorni ed un massimo di 6 mesi, compaiono delle papule traslucide con ombelicatura centrale di dimensioni variabili (da 1-2 mm fino a 10 mm di diametro), spesso multiple, localizzate in qualunque sede cutanea, più frequentemente su viso e pieghe. La singola lesione tende ad accrescersi nell’arco di 6-12 settimane per poi stabilizzarsi. Successivamente, in seguito ad un trauma (es grattamento) o spontaneamente, si verifica una fase infiammatoria che porta alla guarigione della lesione in 2 o 3 mesi. La comparsa di nuovi elementi crea spesso un perpetrarsi dell’infezione che può durare fino ai 6-9 mesi, anche se raramente sono stati osservati casi di durata superiore.  
Nell’adulto è anche possibile la trasmissione per via sessuale ed in questo caso la localizzazione delle lesioni è nella zona genitale e addominale. 
Nei soggetti con deficit immunitario ci possono invece essere delle presentazioni atipiche con lesioni molto numerose (fino a centinaia di elementi), lesioni di dimensioni grandi (fino a 1 cm di diametro) oppure resistenza dei molluschi ai tentativi terapeutici

Le complicanze più frequenti  comprendono  nel 30% dei casi un  eczema attorno alla zona di cute affetta da molluschi, il cosiddetto “eczema molluscato”, un fenomeno più frequente nei soggetti atopici. Una congiuntivite cronica o una cheratite puntata superficiale possono complicare le lesioni che insorgono a livello delle palpebre. Non sono possibili complicanze a livello generale.


La diagnosi di mollusco contagioso è generalmente clinica, cioè effettuata con la semplice osservazione delle lesioni da parte del dermatologo o del pediatra ed è relativamente semplice quando si identificano diverse papule perlacee con ombelicatura centrale. In caso di dubbi la dermatoscopia migliora l’accuratezza diagnostica

La terapia del mollusco contagioso è un argomento tuttora molto dibattuto. Gli esperti si dividono tra coloro che sostengono la possibilità di astenersi dalle terapie attendendo la risoluzione spontanea delle lesioni (che avviene sempre nel soggetto immunocompetente) e coloro che invocano la necessità di un trattamento per evitare la diffusione dell’infezione sul soggetto stesso e su altri soggetti.

Non vi sono dati sufficienti per concludere quale sia la condotta migliore da adottare, l’approccio ideale dipende da una serie di fattori quali numero e sede delle lesioni, età del paziente, stato immunitario, possibilità di effettuare trattamenti ripetuti, aspettative del paziente e dei familiari.
Le terapie a disposizione comprendono:

    • Spremitura
    • Idrossido di Potassio al 10%
    • Pasta di Nitrato di argento al 40%
    • Cantaridina 0,7%
    • Podoffilotossina topica al 5%
    • Povidone-iodio al 10%+ Acido salicilico 50%
    • Crioterapia
    • Courettage
    • Diatermocoagulazione
    • Imiquimod topico
    • Cidofovir Topico
    • Tretinoina
    • Laser

Si sconsiglia di tentare di rimuovere  da soli i molluschi, infatti se  ciò non viene fatto correttamente  è facile provocare una auto infezione ed una ulteriore diffusione  del virus.

Si consiglia l’impiego di detergenti antisettici al termine della piscina

Esistono segnalazioni circa l’efficacia  di trattamenti  locali con Tea Tree Oil, trattamento omeopatico con Tuja, impiego di integratori a base di echinacee.

Prevenzione e comportamenti corretti per gli utenti
delle piscine
Solo un uso corretto della piscina da parte degli utenti può prevenire la diffusione delle infezioni legate all’acqua come il Mollusco Contagioso.
E’ fondamentale, l’uso della cuffia, la doccia, il passaggio nelle vasche con disinfettante per i piedi e il lavaggio delle mani dopo ogni utilizzo dei servizi igienici per ridurre la diffusione di germi ed eliminare residui cutanei e capelli che possono fornire substrato di crescita e di agglomerazione dei germi in acqua.

Attenersi a queste norme igieniche non è complicato. Semmai ad essere difficile, anzi imbarazzante, è trovare il coraggio di chiedere di attenervisi ai nostri compagni di corso, o ai genitori dei compagni di corso dei nostri figli se li cogliamo in atteggiamenti poco consoni.

La pronta rimozione  riduce il rischio di contagio ed è quindi raccomandata per  preservare gli altri dall’infezione.

Cheratosi seborroica

La cheratosi seborroica  spesso definita anche verruca seborroica è uno dei  più frequenti tumori benigni dell’epidermide  dell’adulto.

cheratosi seborroiche multiple

Raramente la cheratosi seborroica è solitaria, più frequentemente si tratta di lesioni  multiple che insorgono intorno ai cinquanta’anni  (solo raramente  prima)  e preferibilmente nelle zone seborroiche (volto , petto, dorso e cuoio capelluto)

Clinica: all’esordio si manifesta  come una formazione  lievemente rilevata  di colore  bruno/giallastro che  progressivamente diviene più rilevata e assume un colore più scuro, marrone , grigio e talvolta nero. Normalmente asintomatiche talvolta possono  provocare prurito anche intenso.

La causa della cheratosi seborroica è sconosciuta; in rarissimi casi  la  comparsa repentina di numerosissime cheratosi seborroiche pruriginose ha coinciso con lo sviluppo di neoplasie viscerali maligne. (Segno di Leser-Trelat)

L’evoluzione è croniccheratosi seborroicaa e benigna; alcune lesioni possono sfaldarsi spontaneamente   o in seguito ad un trauma o ad una infezione e ciò non comporta alcun rischio.

La cheratosi seborroica NON è contagiosa

La diagnosi    oltre  che  della clinica si avvale della dermatoscopia, metodica non invasiva che consente di  discriminare la maggior parte delle lesioni grazie alla presenza di  segni dermoscopici caratteristici.

L’eventuale escissione chirurgica con esame istologico va riservata a tulli quei casi  in cui non vi dermatoscopia della cheratosi seborroicasia certezza diagnostica.  In rari casi la cheratosi seborroica infatti può simulare um melanoma

Le terapie  di scelta sono il courettage (asportazione diretta tramite courette) , la diatermocolagulazione, la crioterapia e  la laser terapia. Si tratta tuttavia di trattamenti non necessari  ma con sola finalità estetica o alla riduzione della sintomatologia pruriginosa.

Si segnala una frequenza siglificativa  di recidive dopo l’asportazione con queste metodiche.